L’altra sera ho visto il film Le Nostre Anime Di Notte (Our Souls At Night), con l’intramontabile coppia Robert Redford e Jane Fonda.
Carino, una visione che fila liscia grazie alla bravura di due grandissimi attori.
Un film che offre alcuni spunti di riflessione molto profondi.
Insomma, non è un capolavoro del cinema, ma te lo consiglio.
Ecco perché.
La normalità delle proprie storie d’amore
La storia narra di due vedovi che, pur conoscendosi di vista da 40 anni, non avevano mai avuto modo di frequentarsi.
Un giorno Addie (Jane Fonda) fa visita a Louis (Robert Redford), proponendogli di iniziare a conoscersi meglio.
Nulla di fisico, per quasi tutto il film, ma un vicendevole scambio tra le parti, alla ricerca di una compagnia e di una conoscenza reciproca.
Non c’è gelosia del passato nel film.
Mai uno dei due protagonisti risulta infastidito dalla precedente vita sentimentale dell’altro.
Le vecchie relazioni amorose dei due protagonisti sono considerate normali, parte del gioco, del percorso di vita intrapreso.
Addie e Louis hanno un atteggiamento positivo e maturo in merito.
Quello che ti aspetti da due navigati ultrasettantenni.
E già questo mi sembra un ottimo esempio a cui ispirarsi.
L’irrisolto spesso richiede perdono
Addie e Louis hanno vissuto alcuni drammi familiari.
Addie ha perso piccolissima sua figlia, vittima di un incidente d’auto mentre giocava in giardino.
Louise, durante una sbandata extra matrimoniale, ha perso il contatto con la figlia e ogni rapporto con la moglie.
Durante il film questi eventi torneranno presenti, in modi diversi.
C’è qualcosa di irrisolto, che a distanza di 20-30 anni, investe nuovamente la vita dei protagonisti.
Per Addie questo avviene tramite figlio e nipote, che bussano inaspettatamente alla sua porta.
Louise, invece, si ritrova la figlia ormai grande venuta a comunicargli le sue mancanze di padre.
Entrambi, grazie al dialogo e allo scambio insito nelle conoscenza delle parti, si accorgono di qualcosa:
di non essere stati perfetti, di aver commesso degli errori.
Non si può essere amanti perfetti, e nemmeno genitori.
È solo tramite un processo necessario che i due protagonisti riescono a sbrogliare i nodi delle proprie storie irrisolte:
il perdono.
Perdonare se stessi, la chiave di volta verso la serenità
Ecco il punto nodale che mi ha ispirato nella stesura di questo post.
Uno dei dialoghi del film recita così:
You know, we… we always think we can fix everything, but… some things we can’t fix.
We have to learn to forgive ourselves.Lo sai, noi… noi pensiamo sempre che possiamo aggiustare tutto, ma… alcune cose non possono essere messe apposto.
Dobbiamo imparare a perdonare noi stessi.
Già.
Tu sai perdonare te stesso? Sei in grado di accettare i tuoi errori e le tue debolezze del passato?
Indaga su questo aspetto.
Perché se non riesci con la tua persona… difficilmente riuscirai con chi ami e con ciò che è stata la sua vita prima di te.
Parole importati e giuste quelle che hai scritto: ma da dove partire per perdonare se stessi? Quali sono le cose su cui posso avere il controllo?
Uno insicuro come me non riesce ad avere il controllo su niente, l’insicurezza e un altro nostro grande problema.
Perdono e sicurezza di sé sono ovviamente connessi tra loro.
Personalmente posso dirti una cosa:
concentrandomi sul perdono, sulla capacità di accettare i miei errori passati e che verranno, sono diventato più sicuro.
Perché alla fine del perdono c’è l’accettazione di sé stessi e della propria storia.
E quando sei arrivato ad accettarti stai imparando ad amarti (che è il fine ultimo).
Se ti ami… ti difendi.
Chi difende sé stesso non è forse una persona che ha sicurezza del proprio essere? 🙂
Ecco, io mi concentrerei su questo “processo”.